PAVESE. L’OPERA POETICA

GIORNATA DI STUDI

19 aprile 2024

Dipartimento di Scienze Umanistiche – UNICT

Auditorium “Giancarlo De Carlo”

Pubblicato in Senza categoria | Contrassegnato , , | Lascia un commento

Scritture, scrittrici, scrittori

Scrittrici del Medioevo

Si ricorda che giovedì 11 aprile, presso il Liceo Classico Europeo Convitto Nazionale “M. Cutelli” di Catania, si terrà l’ultimo incontro del corso di aggiornamento ADI-SD Catania 2023-2024 Scritture, scrittrici, scrittori. La prof.ssa Natascia Tonelli, ordinaria di Letteratura italiana dell’Università di Siena e medievista, presenterà gli esiti del prezioso lavoro di ricerca sulle scrittrici dell’Europa medievale confluito nell’antologia Scrittrici del Medioevo1, di cui, insieme ad altre studiose, è curatrice.

11 aprile

Liceo Classico Europeo Convitto Nazionale “M. Cutelli” (CT)

(ore 15:30-18:30)

Scrittrici del Medioevo

Interverranno Andrea Manganaro (Presidente nazionale ADI-SD e docente di Letteratura italiana dell’Università di Catania) e le docenti Luisa Mirone (referente ADI-SD Catania) e Francesca Macro (Liceo “G. Lombardo Radice” di Catania).

  1. https://www.carocci.it/prodotto/scrittrici-del-medioevo ↩︎
Pubblicato in Senza categoria | Contrassegnato , , , | Lascia un commento

Scrittura sotto esame

Il quinto incontro del corso di aggiornamento Scritture, scrittrici, scrittori proposto da Adi-sd Catania, tenutosi presso l’aula magna del Liceo “Boggio Lera”, è stato dedicato alla riflessione sulla prima prova dell’Esame di Stato e, in generale, sulla pratica della scrittura a scuola. Per l’occasione sono intervenute Paola Rocchi, referente Adi-sd Lazio, e Lucia Olini, ora referente Adi-sd Veneto, sotto la cui guida in qualità di Vicepresidente, per due mandati, l’Adi-sd ha realizzato grandi progetti, tra cui Compita 2.0. Con loro hanno dialogato la referente dell’Adi-sd Catania, Luisa Mirone, e le professoresse Antonella Privitera e Isabella Riviera.

Apre la discussione Antonella Privitera, riportando le impressioni ricevute dalla lettura del Quaderno della ricerca Loescher n. 731, curato da Paola Rocchi e scaturito dal seminario nazionale il punto sulla prima prova dell’Esame di Stato, tenutosi nel 2023.

La pratica della scrittura

L’attuale prima prova dell’Esame di Stato è stata concertata dal Decreto legislativo 62/2017, che ha visto la trasformazione del saggio breve in testo argomentativo e l’eliminazione del tema di storia. Ricorre in tutti contributi del Quaderno l’idea che la verifica scritta di Italiano debba vagliare la capacità critica dello studente in chiave di cittadinanza: la pratica argomentativa è presente in tutte e tre le tipologie ed è finalizzata a dare agli studenti le chiavi per un futuro civile. Infatti, nel momento in cui non si hanno argomenti a sostegno della propria tesi, si ricorre alla violenza per farsi ragione; per evitare ciò, noi docenti dobbiamo preparare i nostri alunni a saper argomentare, a partire dal biennio della scuola secondaria di secondo grado. La pratica della scrittura, come sottolinea Paola Rocchi, è trasversale, interessa tutte le discipline, in questa società che scrive molto, ma in una modalità non sorvegliata; tuttavia, i corsi di aggiornamento puntano solo a far acquisire conoscenze tecnologiche per fare di noi degli addestratori. Negli Obiettivi specifici di apprendimento previsti dalle Indicazioni nazionali per il triennio dei Licei, c’è solo un accenno fugace alle tecniche di argomentazione, in relazione alla prosa saggistica nell’ambito letterario; per gli istituti tecnici e professionali l’argomentazione è richiamata solo come competenza orale. In mancanza di specifici riferimenti, sono i docenti a dover riflettere, rileva Paola Rocchi, su come impostare la didattica della scrittura, con dei traguardi attesi anno per anno. 

Come ha affermato Massimo Palermo in Italiano scritto 2.0, l’utilizzo dei dispositivi elettronici ha inciso sulla capacità di leggere e su quella di elaborare un testo scritto, per cui, se non si scrive meno, si scrive meno bene. Questo nuovo analfabetismo è evidente: la scrittura spontanea, che viene utilizzata in modo sistematico su Whatsapp o Instagram, viene adottata dai nostri studenti anche nei testi formali. Il pensiero si impoverisce ed anche l’elaborazione critica e l’attenzione alla qualità delle informazioni. È compromessa anche la capacità di lettura. In questo contesto deve muoversi l’azione didattica, utilizzando buone pratiche (la scrittura frequente, la gradualità, legata alle tappe evolutive degli allievi) e sfatando falsi miti, ad esempio l’idea che esista un talento naturale per la scrittura: se in parte questo è vero, dobbiamo ricordare ciò che disse Tullio De Mauro: “Non dobbiamo creare un popolo di scrittori, ma un popolo di scriventi”. Il tempo a disposizione per curare la pratica di scrittura non è molto, sia per l’insufficiente numero di ore, sia per l’eterogeneità del livello di partenza, in considerazione anche della presenza di studenti che non sono madrelingua italiana. Inoltre l’eccessivo numero di alunni per classe rende difficile la didattica laboratoriale, che prevede non solo un’attenta progettazione, ma anche la correzione di molti elaborati. Sarebbe opportuno un curricolo verticale ed un lavoro trasversale all’interno dei consigli di classe.

L’azione dello scrivere conosce un’evoluzione durante la crescita:

alla soglia dei 10 anni la centralità del soggetto è fondamentale, ma in una fase più avanzata l’atto dello scrivere permette di instaurare una relazione profonda tra l’autore, il testo e il lettore; inoltre dapprima ci si limita alla trasmissione delle conoscenze, mentre poi gli scrittori esperti attuano una trasformazione delle conoscenze. È pertanto necessario, nell’azione didattica, fare attenzione alla processualità, tenendo conto che nel processo di sviluppo della scrittura non c’è un andamento unidirezionale: spesso si torna indietro a rivedere quanto scritto e quindi ci vuole ricorsività nell’azione didattica (elevate ripetizioni di uno stesso modello, per suscitare automatismi o quanto meno azioni spontanee nei discenti).

Trasversalità e interdisciplinarità delle pratiche di scrittura e di lettura

Per costruire un percorso di competenza di scrittura, afferma Luicia Olini, bisogna partire dalla lettura: che le due azioni siano interconnesse è evidente se guardiamo le tipologie A e C, che richiedono sia l’analisi che la produzione di un testo. Tuttavia, il tempo dedicato alla scrittura è contingentato e demandato solo al docente di Lettere: ciò è sbagliato, soprattutto quando gli studenti sono chiamati a scrivere una relazione (ad es. scientifica) che preveda l’utilizzo di un lessico specifico. Ciò emerge soprattutto, nota Luisa Mirone, con gli studenti stranieri che mostrano difficoltà nella decodifica delle consegne di matematica o scienze. Olini, citando Teruggi2, afferma che è indispensabile che tutti gli ambiti disciplinari vengano coinvolti, che tutti gli insegnanti delle diverse discipline contribuiscano alla formazione linguistica degli studenti. Imparare a leggere è un percorso complesso ma anche ricorsivo, che richiede l’attivazione di abilità cognitive e metacognitive: apportare conoscenze pregresse, fare inferenze, formulare ipotesi, verificarle e riformularle. Pertanto le pratiche di lettura a voce alta in classe sono utilissime, perché servono a promuovere un atteggiamento critico. Quella che la neuroscienziata Maryanne Wolf3 chiama “lettura profonda” impegna il cervello in una serie di operazioni complesse. Ci vogliono anni per la formazione dei processi di lettura profonda, a cui quindi bisogna educare sin dalla scuola primaria. La lettura profonda ci dà la capacità di formare immagini, che partono da una serie di dettagli sensoriali trasmessi con le parole. Inoltre favorisce l’empatia, il rapporto tra l’io e il mondo: rapporto che in questo periodo di sovraesposizione al virtuale si sta perdendo. Leggere ci porta ad una comprensione profonda dell’altro e risulta essere perciò un antidoto contro l’indifferenza. Un esempio noto è un racconto di Ernest Hemingway, che usando soltanto sei parole (“For sale: baby shoes, never worn”, ovvero “In vendita: scarpine da bambino, mai usate”) presenta un’immagine in grado di suscitare nel lettore tutta una gamma di emozioni. Partendo dal presupposto che la lettura è propedeutica alla scrittura, Olini ha effettuato un esperimento didattico, somministrando a degli alunni scarsamente reattivi due consegne da svolgere in classe: scrivere quali reazioni ha suscitato questo racconto; ideare un breve racconto che faccia da cornice a questa scena. L’esperimento è riuscito: è stata attirata l’attenzione degli alunni, che hanno scritto cose diversissime. Naturalmente questo non è un esercizio di scrittura sorvegliata, ma creativa. La scrittura complessa richiede diverse componenti. Quindi tutto il consiglio di classe deve lavorare per l’acquisizione delle competenze di scrittura. La letteratura risulta fondamentale anche per la formazione delle capacità di lettura profonda e scrittura sorvegliata. Sulla scorta di alcune esperienze didattiche fatte al biennio allo scopo di creare un curricolo verticale di competenze di scrittura, Isabella Riviera, rileva che le antologie scolastiche, generalmente articolate per generi, presentano pochissimi testi, a volte uno solo, per ognuno di essi, con domande sulla comprensione che risultano difficili per una generazione che non è capace di operare una lettura profonda. Non ritenendolo utile, Riviera ha preferito non far più uso del manuale nella sua classe prima ed utilizzare, invece, dei testi-modello (ad es. la pagina di diario), la cui struttura è stata analizzata in classe per chiedere poi agli alunni di riprodurla: trattandosi di scrittura creativa, si sono sentiti più coinvolti rispetto a quando erano, invece, chiamati a stilare un riassunto. Nel momento in cui si sono abituati a scrivere, hanno cominciato a leggere con attenzione. Quindi è risultato vincente un processo opposto a quello proposto da Olini, ovvero quello in cui la scrittura risulta propedeutica alla lettura. In una classe seconda, gli studenti sono stati invece chiamati ad argomentare in merito a brani scelti dai Promessi sposi, non tanto sui contenuti, quanto sulle modalità narrative adottate dall’autore, rispondendo ad alcune domande che presupponevano una valutazione critica.

Paola Rocchi ha sottolineato, ancora, l’opportunità di analizzare un testo modello, soffermandosi su un particolare aspetto, differente a seconda della tipologia di scrittura (ad es. la presentazione dei personaggi in un testo narrativo, la presentazione della tesi in un testo argomentativo); da una fase di pre-scrittura condivisa si passerà ad una di post-scrittura condivisa. Questo esempio di laboratorio di scrittura è realizzabile al biennio, grazie al maggiore tempo a disposizione rispetto al triennio. Riproporre lo stesso modello di grammatica, che non fa che ripetere le stesse nozioni (morfologia, analisi logica etc.) dalla scuola media al primo biennio è di certo fallimentare. È infinitamente migliore l’impostazione dei manuali L2. Risulta molto più formativo riprendere la morfosintassi all’interno della trattazione della testualità. Non possiamo ignorare, inoltre, continua Paola Rocchi, l’intelligenza artificiale, dal momento che non la ignorano gli studenti. Facendo la prova di porre delle domande mirate, si rileva che si oscilla da risposte perfettamente calibrate ad altre del tutto inverosimili; ma verrà migliorata sempre più. Tra l’altro, l’IA è capace di elaborare testi, di solito fa buoni riassunti, realizza scalette, testi funzionali con diversi toni (divertente, formale etc.). 

Per un curricolo verticale delle competenze di scrittura

Nel passaggio dalla scuola primaria alle superiori, si va assottigliando lo spazio da dedicare alla scrittura creativa, mentre va ad intensificarsi la scrittura funzionale. Ma esiste la possibilità di creare un dialogo tra questi due tipi di scrittura: al biennio l’analisi del testo narrativo o poetico può dare luogo ad esercizi di scrittura creativa; è particolarmente efficace la didattica dell’imitazione che consiste nell’inserire in un testo “la pagina che non c’era”, ovvero una pagina scritta dall’alunno sulla falsariga delle precedenti. Il passaggio dal testo letterario a quello saggistico può avvenire agevolmente: I promessi sposi, ad esempio, si prestano molto a toccare questioni relative al mondo odierno e quindi ad una lettura argomentativa. Un curriculo di scrittura al biennio dovrebbe contare su 30 ore annuali da dedicare a tipologie diversificate, lavorando molto sul processo oltre che sul prodotto, quindi andando a scandire le fasi necessarie per la stesura di un elaborato: un modello validissimo per la tipologia C, ideato da Luisa Mirone, è presente nel quaderno Loescher citato. Mirone interviene dicendo che per andare a costruire le competenze argomentative bisogna far parlare i nostri alunni, consentire loro di esprimere le loro opinioni, abituarli ad ascoltare i compagni, per fondare davvero la comunità ermeneutica teorizzata da Luperini. Al triennio, sottolinea Paola Rocchi, l’educazione linguistica e quella letteraria devono dialogare tra loro; bisogna dedicare almeno 15 ore annuali alla scrittura, via via più specializzata. Propone quindi delle azioni per la progettazione di un curricolo verticale sul testo argomentativo, a partire dalla prima classe delle superiori. L’educazione alla testualità al biennio deve focalizzarsi sul paragrafo, che costituisce il blocco fondamentale di costruzione del discorso, per cui l’addestramento alla sua elaborazione e manipolazione è una delle attività strategiche nella definizione di un curricolo di scrittura. In una fase iniziale, può essere utile adoperare dei modelli anglosassoni che, per quanto rigidi, aiutano gli allievi a procedere attraverso blocchi di testo: presenta quello utilizzato dai docenti di Inglese, che può essere utile adottare, anche per ottenere una collaborazione virtuosa tra i docenti del consiglio di classe.

Immagine

L’intelligenza artificiale struttura testi argomentativi proprio in base a questo schema. Risulta interessante presentare agli studenti due testi argomentativi, uno prodotto dalla IA e l’altro no, e sfidarli a riconoscere quello umano, per farli riflettere sul fatto che il processo di scrittura presuppone una buona dose di creatività e originalità, che ovviamente la macchina non ha. Luicia Olini sottolinea l’eccessiva rigidità del modello anglosassone e nota che si può ricorrere ad altri modelli, come testi di autori latini oppure buoni editoriali. Inoltre bisogna far notare agli studenti gli errori ricorrenti, farli ritornare sul loro lavoro, ad esempio facendo loro riscrivere un elaborato dopo aver preso visione del compito in classe corretto dal docente. Mirone concorda sul fatto che gli allievi del liceo classico hanno a disposizione i modelli dell’oratoria greca e latina; ma nota anche che negli istituti in cui vengono studiati più sistemi linguistici si moltiplicano le occasioni di conoscenza, perché la struttura linguistica costituisce un modello di pensiero, quindi risulta utilissimo confrontare l’articolazione del pensiero in sistemi differenti. A proposito degli errori negli elaborati degli allievi, nota che spesso non riguardano tanto l’ambito ortografico o sintattico, quanto la connessione tra i paragrafi o la comprensione della consegna. Torna quindi sull’importanza del processo oltre che del prodotto, asserendo di assegnare un grande peso alla valutazione della progettazione dell’elaborato, una fase per la quale risulta necessario documentarsi. A tal proposito, ritiene necessario insegnare agli studenti ad orientarsi su Internet, dal momento che, pur navigando molto spesso in rete, non sono in grado di distinguere i dati utili da quelli superflui o addirittura falsi. Antonella Privitera nota che nella consegna delle tipologie di scrittura proposte dal Ministero è suggerita, non prescritta, la suddivisione dell’elaborato in paragrafi, suddivisione utilissima, perché permette di ordinare la consequenzialità delle idee e seguire lo snodo argomentativo.

Paola Rocchi ritorna sulla validità di far ragionare gli studenti sugli errori ed anche di farli riflettere sul processo di elaborazione: si possono costituire piccoli gruppi di lavoro che analizzino i testi prodotti, utilizzando una griglia di valutazione che si soffermi magari su un solo aspetto. 

Ciò risulta utile non solo ai fini dell’autovalutazione, ma anche ad alleggerire il lavoro di correzione dell’insegnante. Volgendo l’incontro alla conclusione, si dà spazio ad ulteriori interventi. Privitera riferisce di essersi confrontata con una docente di scuola media a proposito del Writing and Reading Workshop, una metodologia didattica che si basa sulla produzione di testi autentici, ovvero derivanti dall’urgenza che i ragazzi hanno di scrivere su un determinato argomento scelto da loro. Si chiede se possa rivelarsi una pratica vincente anche alle superiori. Dal dibattito emerge che qualunque pratica didattica va calibrata in base alla classe che ci si trova di fronte, in cui può funzionare o meno. Un’altra osservazione di Privitera verte sulla lettura, che finora è stata considerata in funzione della scrittura: c’è ancora spazio a scuola per coltivare il piacere della lettura fine a se stessa? Rocchi, sottolineando che conta ciò che si legge, rileva che i ragazzi sono esposti a dei modelli linguistici non validi che ripetono a sproposito, ad esempio la forma ingressiva “Andiamo a…”, frequente nei programmi di cucina. Riviera nota che, se la lettura profonda di cui si è parlato permette di costruire immagini mentali che facilitino la comprensione, anche la lettura per il piacere di leggere consente di immaginare e quindi entrambe le azioni aprono la mente e contribuiscono allo sviluppo intellettivo dei ragazzi. Olini si sofferma sulla validità degli incontri con gli scrittori e ricorda che Sabrina Efionayi ha detto ai suoi studenti che la lettura ha rappresentato per lei una possibilità di fuga da una condizione di vita pesante: le sue parole hanno stimolato i ragazzi, ancor di più perché pronunciate da una persona giovanissima e quindi molto vicina, anagraficamente, a loro.

Isabella Riviera

  1. https://www.loescher.it/dettaglio/opera/O_3908/73–Il-punto-sulla-prima-prova-scritta-dell—Esame-di-Stato ↩︎
  2.  Lilia Andrea Teruggi, Leggere e scrivere a scuola: dalla ricerca alla didattica, Carocci, Roma 2020.
    ↩︎
  3.  Maryanne Wolf, Lettore, vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale, Vita e pensiero, Milano 2018.
    ↩︎
Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

La suprema inchiesta

Nel quarto incontro del corso di aggiornamento Scritture, scrittrici, scrittori, l’Adi-sd Catania, ospitata dal Liceo “N. Spedalieri”, ha incontrato Alberto Casadei, autore, per il Saggiatore, del romanzo La suprema inchiesta (2023).

Si tenta qui di ripercorrere e ricomporre l’articolata riflessione condotta con l’autore, a partire dal romanzo, da Andrea Manganaro1, Luisa Mirone2 e Maria Teresa Rizzo3. Occorre ricordare che, se intervenuto nella veste inedita di romanziere, Casadei è, prima di tutto, studioso complesso, storico e critico della letteratura, docente di Letteratura italiana all’Università di Pisa, autore di notevoli contributi su Dante4, Ariosto5, di saggi critici fondamentali come Letteratura e controvalori. Critica e scritture nell’era del Web (Donzelli, 2014), Poetiche della creatività. Letteratura e scienze della mente (Bruno Mondadori, Milano 2011), Biologia della letteratura (il Saggiatore, Milano 2018), che hanno aperto strade nuove negli studi letterari e che, ha sottolineato Luisa Mirone, hanno trovato, forse, nel romanzo un punto di convergenza.

La delicata e scomposta chimera

Pseudo-romanzo, pseudo-poliziesco, pseudo-Bildungsroman, e ancora romanzo-Cloud, iper-romanzo, romanzo filosofico, queste alcune delle etichette possibili, qualora fosse necessario trovarne una, per incasellare le strutture, fluide e aperte, entro le quali si muove, secondo l’ironica definizione dello stesso autore, «l’oggetto narrativo non identificato»6 costituito da La suprema inchiesta. Un testo sulle finzioni necessarie e le consapevolezze primarie (non a caso titolo delle due sezioni del romanzo), sull’inevitabile e vana ricerca di un senso ultimo da assegnare all’esistenza, sull’utopia della Completezza che caratterizza, specie nella contemporaneità, le umane aspirazioni. Un testo che, come ha rilevato Andrea Manganaro, inquieta e disorienta, perché spinge a domande di senso che non trovano risposta. Un testo, ancora, in cui confluiscono le convinzioni maturate dall’autore sul valore e le potenzialità della scrittura nell’era della intermedialità e della iperinformatività, e le riflessioni, condotte sulla scorta della Cognitive Poetics, sulla «creazione artistica, e in specie letteraria, nel continuum dei processi biologici, incarnati nell’insieme corpo-mente a partire dal quale si sviluppano le potenzialità e le propensioni umane»7.

(fotogrammi dal video che accompagna La suprema inchiesta)

L’ironia sottile, esorcizzante e necessaria, che, sin dal titolo, caratterizza il testo è il dispositivo necessario per la “rappresentazione semiseria del quotidiano”,oggi, secondo Casadei, l’unica possibile. I termini del patto con il lettore sono subito fissati nell’avvertenza che precede il testo e che si riporta di seguito:

Gli eventi che qui si narrano, magari confondendo un po’ i tempi, sono fittizi, sebbene ripetutamente alludano ad altri accaduti e documentati. Questo avviso, a sua volta, è volutamente fittizio, come si conviene a un’opera d’invenzione. In essa troverai, tu che leggi, vicende da pseudo-poliziesco, da pseudo-Bildungsroman, da pseudo-e-basta, frasi nonsense e polisemie, verbi senza consecutio, preposizioni e proposizioni allo stato brado, improvvise tirate sui massimi sistemi, ovvietà, sublimità, racconti che non c’azzeccano, personaggi che appaiono e se ne vanno: come nella tua vita, perché così si fa, adesso, la rappresentazione semiseria del quotidiano. Puoi crederci o non crederci; caso mai, puoi anche guardare il video La suprema inchiesta (cercalo, lo trovi in qualche punto imprecisato della Rete!), il correlativo visivo dei momenti che hanno generato questa delicata e scomposta chimera.

Tanti i percorsi di lettura possibili, infinite le connessioni inattese e apparentemente incongrue che si aprono nell’essenzialità della trama. Il lettore, come ha osservato Maria Teresa Rizzo, non può semplicemente intrattenersi in una lettura sapientissima ed elegantissima, deve collaborare con il testo, deve cercare la sua tra le mille strade possibili.

(fotogramma dal video che accompagna La suprema inchiesta)

Livia Bianchi, vicequestore aggiunto, indaga, senza fortuna, sull’assassinio di una giovane top escort, Bella di Rodi. Abile investigatrice, Livia è incapace di rispondere alle banalissime questioni della vita quotidiana. Angelo Consani, marito di Livia Bianchi, velleitario architetto e nuova figura di inetto, tenta di progettare una Nuova Città Ideale. Lorenzo, figlio adolescente di Livia Bianchi e di Angelo Consani, alla ricerca di identità e delle «formule per un bilanciamento perfetto» (p. 33.), dopo aver lanciato il blog «Gli akkontentati», trova nella fascinazione per la coetanea Ceci, nouvelle Beatrice, e nell’attivismo ecologista e no-global la ragione per uscire dal suo sub-vivere secondo l’unica strategia del «depotenziare i desideri per vivere decentemente senza speranze eccessive» (p. 61). Giovanna, anch’essa figlia di Livia e Angelo, bambina di nove anni dalle intuizioni fortissime e in cui si manifestano, attraverso disegni del tutto simili a quelli di grandi pittori come Monet, quelle propensioni creative biologicamente innate nell’essere umano, assiste piano piano al disvelarsi del mondo che la circonda. Sullo sfondo, la Roma degli affari e del malaffare negli anni 2010-2011. La macrostoria (e la microstoria), quella coeva alle vicende e quella lontana, quella ufficiale, quella tragica e quella “pop”, irrompe per improvvisi e inaspettati squarci, frammenti, istantanee: la fine del quarto governo Berlusconi, lo tsunami in Giappone del 2011, la celebrazione dei 150 anni dall’Unità d’Italia, la morte di Amy Winehouse, i movimenti Occupy Wall Street e le proteste degli indignados, gli attentati di Anders Behring Breivik, il massacro di Babij Yar, il fallimento della rivoluzione degli intellettuali giacobini.

(immagini dell’apparato iconografico de La suprema inchiesta)

Affiancano la scrittura un «correlativo visivo» costituito dal video (qui) realizzato in collaborazione con Ilaria Mai, l’apparato iconografico costituito da 32 immagini che colmano, integrano e spiegano il testo, e ancora, la musica, la Partita n. 6 in mi minore di Bach, la Sinfonia degli Adii di Franz Joseph J. Haydn, Back to black di Amy Winehouse, Squander degli Skunk Anansie, Take five di Paul Desmond che compongono la colonna sonora «della delicata e scomposta chimera» costituita dal romanzo di Casadei. Elemento chiave dell’opera: la molteplicità.

L’inevitabile quềte

«L’inevitabile quête, ricerca, inchiesta. Ripercorrere ogni tappa, riprendere frammenti, per attribuire un significato imprevisto, sino a comporre un simbolo iniziale e finale».

Con queste parole si chiude il correlativo visivo de La suprema inchiesta. L’inevitabile quête del romanzo, non è soltanto quella della giustizia e della verità sull’assassinio di Bella di Rodi del vicequestore Livia Bianchi, dell’utopica realizzazione di una Nuova Città Ideale di Angelo Consani,  della consapevolezza di sé da parte di Lorenzo o di Giovanna. È quella del lettore che deve cercare, nella molteplicità delle connessioni, l’unità di senso del testo anche in rapporto con l’extra-testo, tentando di ricostruire, frammento dopo frammento, una linearità che sembra spezzarsi continuamente.

(fotogramma dal video che accompagna La suprema inchiesta)

Il romanzo, costruito sullo schema di fondo del poliziesco, si inserisce nel novero dei testi la cui la narrazione è orientata dalla struttura archetipica della quête. Nel romanzo, ha spiegato Casadei, risulta rilevante «la spinta alla ricerca, che diventa quasi più importante di ciò che si cerca davvero». Ciò appare in modo evidente nella seconda parte del romanzo dove, fallita la possibilità di raggiungere l’oggetto della ricerca, vale a dire il presunto autore dell’assassinio della escort, assassinato alla stessa maniera di Bella di Rodi, tutto riparte da zero. In questo momento Livia si accanisce a tal punto sull’oggetto della ricerca da perderlo. Il capitolo 27 della seconda parte, nel quale il poliziesco si apre all’assurdo e al fantastico, è interamente occupato da una scena che risulta significativa per comprendere il significato profondo del testo. Fallita l’inchiesta, mentre riordina le carte, Livia si immerge «in una sorta di realtà aumentata che ricorda quella di Alice nel Paese delle meraviglie, è come se precipitasse in un mondo dove tutto quello che non sappiamo sembra che si spieghi». Da un puntino nero sulla superficie del tavolo si apre una voragine, dalla quale improvvisamente viene fuori un personaggio, incarnazione della Completezza, moderno demonio tentatore, con il quale Livia intrattiene un impossibile dialogo, dai toni palesemente ridicoli, che restituisce, però, il messaggio ultimo del testo: l’idea di poter raggiungere la completezza, di poter mettere insieme tutti i dettagli per raggiungere una verità finale e conclusiva è vana. L’ultima immagine del testo (la prima e ultima nel video), una striscia azzurra in campo nero, spiega l’autore, è la fotografia, scattata nel corso di un esperimento del 2010, di un verme nel momento finale della sua vita. Dietro questo libro, continua Casadei, c’è questa immagine, simbolo del senso ultimo che cerchiamo e che non abbiamo, di quello che per tanto tempo abbiamo tentato di spiegare con la religione, con la psicoanalisi e che, ancora, continua a sfuggirci.

(fotogramma dal video che accompagna La suprema inchiesta)

Il testo di Casadei, ha suggerito Luisa Mirone, può costituire un grimaldello interessante per semplificare o facilitare gli accessi alla letteratura canonica e, in particolare, la lettura del Furioso ariostesco, nel corso della quale per la prima volta uno studente si confronta con la struttura e i significati della quête. Sulla scorta di quanto rilevato da Casadei nel saggio Ariosto: i metodi e i mondi possibili, in cui si richiama la necessità di tenere distinta la narrazione dell’Ariosto da quella romanzesca successiva, non tanto per rispettare la differenza tra romance e novel, quanto per sottolineare la diversa inanità della ricerca che costituisce l’elemento di novità del Furioso, sottolinea ancora Luisa Mirone, la riflessione sulla diversa finalizzazione della ricerca può scongiurare i rischi, sempre dietro l’angolo, di una semplicistica attualizzazione. La ricerca, ha spiegato Casadei, da quella del Sacro Graal in poi, ha una funzione essenziale per orientare certi tipi di racconto. Ariosto introduce nella ricerca l’elemento di mimesi del desiderio, direzione che nel romanzo moderno sarà quella di Cervantes, Dostoevskij, Proust. La mimesi del desiderio, rimane però in Ariosto un elemento ulteriore.  La ricerca, dunque, non era soltanto orientata a raggiungere un desiderio o un obiettivo comunque dichiarato ma era proprio per il piacere della ricerca. L’aspetto del piacere della ricerca, che il Furioso porta a livelli sublimi, prescindeva o  andava al di là degli oggetti effettivi che dovevano essere raggiunti. Nel romanzo ottocentesco o novecentesco accade qualcosa di diverso. Il romanzo diventa il modo in cui i personaggi, attraverso la ricerca, raggiungono una consapevolezza maggiore di se stessi e del ruolo che devono occupare nella società. La ricerca può essere positiva e con una finalità ultima nei Promessi sposi o, al contrario, delusiva e senza una finalità ultima come nell’Educazione sentimentale di Flaubert, e ancora, riportata a una serie di ricerche prive di un fondamento particolare come nell’Ulisse di Joyce. La suprema inchiesta, in questo senso, riporta al centro il fatto che la spinta alla ricerca è quasi più importante di ciò che si cerca davvero. 

Il romanzo collettore

Nel testo si accumulano, si legano insieme (e si slegano) storie, dati, episodi (storici, realistici, fantastici), personaggi e figure (reali, fittizie, letterarie), immagini, musiche, apparentemente distanti e incongrui rispetto alla vicenda. Collassano i piani temporali, si sovrappongono e si intrecciano la voce narrante a-temporale e le voci dei singoli personaggi. Le connessioni e le disconnessioni, che puntellano il testo, appaiono il riflesso di quella propensione biologica umana, indagata già nel suo rapporto con la scrittura nel citato saggio La biologia della letteratura, alla costruzione di campi concettuali nuovi a partire da processi di blending/metaforizzazione tra elementi apparentemente distanti e slegati. Il testo, ha affermato Casadei, come la nostra, vita è un ≪collettore»: «siamo costituiti da 40 miliardi di cellule, di sinapsi, connessioni continue e la biologia è il nostro modo di intendere il mondo; andiamo alla ricerca di connessioni e di legami che non ci aspettavamo, e quando mettiamo assieme, come nelle metafore, elementi che apparentemente non hanno alcun legame con l’altra siamo felici, perché, come dice Leopardi in un pensiero dello Zibaldone, la metafora spinge ad andare oltre la ragione e al solo e semplice calcolo delle cose». Il libro nasce dalla progressiva convinzione maturata anche dalla rilettura di grandi classici, che «i testi che ci interessano di più oggi, anche i lettori più giovani, sono quelli che hanno la forza di legare insieme cose diverse, come la Divina Commedia, letta, ad esempio, in Cina come introduzione al fantasy». Il romanzo, continua Casadei, «ha da sempre cercato di raccontarci qualcosa di diverso. Nel romanzo la scommessa era far comprendere che di narrative oggi ne abbiamo a non finire, molte di queste, però, sono banalizzanti e acquietanti. Quelle che ci interessano di più sono quelle che ancora scommettono sull’inatteso. In questo senso qui la scommessa c’è: troverete tante connessioni tra elementi che, apparentemente, sembrano non aver alcun rapporto l’uno con l’altro».

(fotogramma dal video che accompagna La suprema inchiesta)

Il romanzo che, come ha rilevato Andrea Manganaro, usa la mimesi dell’informazione, del dato scollegato, se da un lato riflette la naturale propensione umana al collegamento, dall’altro sembra voler riprodurre la condizione di intermedialità propria del Web-Cloud, “la nuvola informatica”, in cui viviamo e nella quale si addensano, per giustapposizione, si combinano e si ricombinano continuamente miriadi di informazioni, storie, dati, immagini. In questo contesto, come già rilevava l’autore in Biologia della letteratura, «l’enorme potenzialità descrittivo-interpretativa realizzata con il nesso pensiero-linguaggio-scrittura è adesso minoritaria rispetto a quelle intermediali possibili grazie al Cloud» (p. 203). A tale proposito, spiega Casadei, «in una realtà sempre più legata alla velocità e ai messaggi mediati, in cui si registra il trionfo del visuale, la letteratura qualcosa di diverso ma importante può ancora farlo: ecco perché nel mio romanzo ci sono tante immagini e tanti riferimenti e alla cultura visuale cioè all’immediatezza del vedere un’immagine e decodificarla in tanti modi». Il romanzo, aggiunge, però, l’autore, pur appoggiandosi alle immagini o a un video, perché ne ha bisogno, ha una potenzialità enorme nel suo essere opera scritta, nel dare, cioè, un senso diverso dei fatti attraverso la ricostruzione delle parole. La molteplicità intermediale ricercata dall’autore, sembra rispondere, quindi, alla necessità di «nuova integrazione delle potenzialità da secoli attribuite ora alla visualità, nell’accezione ‘densa’ del termine, ma con uno scatto di inventio che renda effettiva una fruizione stratificata, partendo dall’immediatezza dell’immagini per arrivare a un’estensione semantica al di là del visivo» (p. 200).

Il bisogno di confrontarsi con il passato

Le pagine del romanzo, come ha messo in rilievo Maria Teresa Rizzo, trasudano di letteratura. Sono continui e fittissimi i riferimenti letterari, espliciti o che rimangono sottotraccia. Dante, Calderón de La barca, Penna, Ungaretti, Montale, Grossman, ma soprattutto Joyce e Proust. Non si tratta di citazionismo, rileva Luisa Mirone, «è come se i riferimenti letterari fossero rappresentazioni di realtà consegnate in quel modo, nuclei di verità che non potrebbero essere detti diversamente se non attraverso quei versi, la rievocazione di quel personaggio, di quella pagina letteraria». Quello che potrebbe sembrare sfoggio, spiega Casadei, è invece la risposta alla necessità di confrontarsi con chi ha generato l’opera. Il capitolo 26 delle seconda parte, Joyce, usato come personaggio di riferimento, rievoca in un lungo flusso di coscienza e nello stile tipico del Finnegans Wake, l’incontro con Proust, avvenuto realmente nel maggio del 1922, poco dopo la pubblicazione dell’Ulisse, che aveva attirato forti critiche. I due grandi rappresentanti del romanzo modernista, i cui stili sono agli antipodi, non hanno nulla da dirsi, se non che condividono la passione per i tartufi. Il capitolo costituisce un momento chiave nel romanzo e racchiude, spiega Casadei, il senso stesso della letteratura oggi. La letteratura «ha ancora bisogno di ciò che rappresentano entrambi: la capacità di indagare fino all’aspetto più irrilevante dell’animo umano, come Proust nella Recherche e di mettere insieme, come in un guazzabuglio, oscenità assurde ed epifanie, sublimità quasi degne di San Tommaso, e di trovare l’infinito in una forma di infinità linguistica, lo stream of consciousness,  come avviene nell’Ulisse di Joyce». La letteratura ha ancora bisogno di tutto questo. I classici non sono semplicemente, come diceva Calvino, quei testi che hanno ancora qualcosa da dirci, ma che continuano ad essere produttivi, che continuano a dire ciò che hanno da dire in maniera creativa.

Le potenzialità della creatività

Non pensare, mentre si legge La suprema inchiesta, allo storico e critico della letteratura quale è prima di tutto il suo autore, è difficile. Risulta spontaneo, invece, chiedersi, come ha fatto Andrea Manganaro, perché la scelta della forma dell’invenzione, escludendo il motivo del puro divertissement o dello sperimentalismo, sia stata sentita ad un certo punto necessaria per esprimere qualcosa che non si è potuto o non voluto dire nel contesto di marginalità degli intellettuali e della letteratura, in generale. Non è un caso forse se tra i personaggi rievocati nel testo, ha rilevato ancora Andrea Manganaro, ci sia Eleonora Fonseca Pimentel, che «non è soltanto quella di Wikipedia, ma che rappresenta la storia del fallimento della Rivoluzione degli intellettuali giacobini impiccati dai sanfedisti». Il ruolo della critica oggi, spiega Casadei, è chiaramente diverso rispetto a quello che aveva nel Settecento o nell’Ottocento, quando si sono formati i concetti moderni di letteratura e di critica, intesa quest’ultima quale strumento di riconoscimento non soltanto di moduli retorici o di standard di adeguazione a modelli astratti, ma anche del valore creato dall’opera stessa. Nel contesto odierno, in cui diversi sono i modi di valorizzazione e canonizzazione di opere recenti o recentissime, la critica, afferma ancora Casadei, è ormai considerata una specie di accessorio, ciò che afferma è un problema secondario. Questa marginalità si percepisce anche nel confronto con la scarsa rilevanza, ad esempio, che per molti dei nostri ragazzi ha la lettura di grandi romanzi, decisivi per la critica del passato. La suprema inchiesta, non è nata, ha spiegato Casadei, come strumento di difesa o di prova di quanto scritto in precedenza. Il romanzo è il tentativo di mostrare le potenzialità creative che si realizzano quando si pensa alle modalità in cui un autore ha realizzato un’opera, non soltanto di scrittura.

(fotogramma dal video che accompagna La suprema inchiesta)

Una scena del romanzo risulta in questo senso significativa, afferma Casadei; sarebbe stato impossibile parlare della creazione artistica nello stesso modo con un saggio critico. Angelo Consani, che rappresenterebbe il principio della idealizzazione, mentre Livia Bianchi, al contrario, quello della razionalità, nel capitolo 2 della seconda parte, impiega tutto lo sforzo creativo possibile per progettare un elemento insignificante quale il piede di un tavolo. Dietro questa scena, spiega Casadei, c’è un ipotesto sul genio e la creatività artistica, il racconto Il capolavoro sconosciuto di Balzac. Il dipinto che il pittore protagonista del racconto, Frenhofer, considera un capolavoro è, invece, un guazzabuglio dal quale emerge il piede di un essere umano così perfetto da non distinguersi più rispetto a qualcosa di reale. Angelo Consani, invece, tenta di progettare il piedino di un tavolo che risponda ai canoni della perfezione, e mentre fa questo, ascolta uno dei capolavori del jazz Take five, che ha una tecnicità stranissima. Questo, speiga Casadei, è parte della creatività che viene esibita dentro l’opera. Dimostrare con un saggio critico le potenzialità della creatività sarebbe risultato molto difficile.

Francesca Macro

  1. Presidente nazionale Adi-sd e docente di Letteratura italiana all’Università di Catania. ↩︎
  2. Referente Adi-sd Sicila e docente del Liceo “Archimede” di Acireale. ↩︎
  3. Docente del Liceo “E. Majorana” di San Giovanni La Punta. ↩︎
  4. Vd. Dante: altri accertamenti e punti critici, F. Angeli, 2019; Dante, il Saggiatore (2020); Le selve di Dante, Aboga Borgo di San Sepolcro, 2019; Dante oltre l’allegoria, Longo, 2018. ↩︎
  5. Vd. Ariosto: i metodi e i mondi possibili, Marsilio, Venezia 2016. ↩︎
  6. Vd. Un raccontino su “La suprema inchiesta” in http://www.laboratoriodiletteratura.it/.
    ↩︎
  7. A. Casadei, Biologia della letteratura, p. 9, il Saggiatore, 2018. ↩︎
Pubblicato in Corsi di formazione, Senza categoria | Lascia un commento

Scritture, scrittrici, scrittori

Scrittura sotto esame

Si ricorda che lunedì 26 febbraio si terrà presso l’aula magna del Liceo “E. Boggio Lera” il quinto e penultimo incontro, dal titolo Scrittura sotto esame, del corso di aggiornamento ADI-SD Catania, “Scritture, scrittrici, scrittori”. Oggetto dell’incontro le strategie di scrittura a scuola con particolare riferimento alla prima priva scritta dell’esame di stato, ma con un focus sul curricolo verticale. Interverranno le docenti Lucia Olini (referente ADI-SD Veneto), autrice di numerosi contributi sulla didattica dell’italiano e Paola Rocchi (referente ADI-SD Lazio), curatrice del volume alla base dell’incontro Il punto sulla prima prova scritta dell’esame di Stato1 (Loescher 2023, Quaderno n. 73), coautrice del manuale di letteratura per i Licei a cura di C. Bologna e autrice di molti contributi didattici.

26 febbraio

(ore 15:30-18:30)

Scrittura sotto esame

Dialogheranno Lucia Olini e Paola Rocchi, le docenti del Liceo “E. Boggio Lera” Antonella Privitera e Isabella Rivieria, con la collaborazione di Tatiana Severi.

  1. https://www.loescher.it/dettaglio/opera/O_3908/73–Il-punto-sulla-prima-prova-scritta-dell—Esame-di-Stato ↩︎
Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

Maria Grazia Calandrone

Maria Grazia Calandrone, autrice del libro Dove non mi hai portata, ha aperto il secondo segmento del corso di formazione proposto da Adi-sd Catania, “Scritture, scrittrici, scrittori” con un incontro online che l’ha vista dialogare con la referente dell’Adi-sd Catania, Luisa Mirone, e le docenti Ilaria Di Pietra, Maria Grazia Tomaselli e Maria Rita Giansanti. 

Fulcro della riflessione il libro Dove non mi hai portata, dalle parole del quale si parte per una considerazione sul metodo menzionato in incipit e sulla possibilità di estendere quest’ultimo alla pratica didattica per guidare gli alunni alla ricerca delle loro origini e delle risposte alle domande più recondite:

Scrivo questo libro per strappare alla terra l’odore di mia madre. Esploro un metodo per chi ha perduto la sua origine, un sistema matematico di sentimento e pensiero così intero da rianimare un corpo, caldo come la terra d’estate, e altrettanto coerente

Il metodo, valido per qualsiasi processo di ricerca, come chiarisce la scrittrice, consiste nell’osservare la realtà facendosi da parte, lasciando che i dati raccolti e accolti nel profondo, diano le loro risposte; la ricerca di un equilibrio tra elementi da cui partire e suggestioni prodotte da questi ultimi volto a scongiurare una interpretazione approssimativa e caotica che non permetterebbe di discernere la realtà dalla mistificazione di quest’ultima. L’esercizio della poesia, a tal proposito, risulta fondamentale perché la poesia, così come la prosa, che da essa si distingue solo per la musicalità prodotta dalla spezzatura del senso e del suono, può trasmettere una verità semplicemente attraverso l’elenco delle cose in essa contenute, senza sentimentalismi o inutili spiegazioni che non aggiungono nulla a quella capacità intrinseca del lettore di penetrare il significato profondo delle cose. A questo risultato si può giungere anche attraverso un secondo processo altrettanto proficuo di identificazione che “ci insegna a farci vuoti e lasciarci abitare dall’esistenza degli altri”. L’autrice continua affermando che basta far parlare le cose, capaci di dirci quello che sono, bisogna pertanto mettersi in un canto e ascoltare. Un atteggiamento, aggiungiamo noi, di profonda umiltà e generosità che sembra informare di sé non solo la scrittura ma tutta la lettura del reale da parte della scrittrice e che le consente di addentrarsi nella sua ricerca, nel romanzo e non solo, con una lucidità e profondità che la professoressa Ilaria Di Pietra paragona alla ricerca di Edipo, ritenendola, però, del tutto capovolta. Quest’ultimo, infatti, fidandosi ciecamente dell’intelletto, non vede ciò che è manifesto, l’autrice, invece, fa un passo indietro perché le cose si disvelino da sé. Un uso degli strumenti razionali schietto e coraggioso che dona al lettore una vicenda in cui traspaiono l’opposto della razionalità, ovvero l’anima, i sentimenti e il ritrovamento di sé. Lasciar parlare le cose significa anche accogliere i segnali che queste ci mandano senza lasciarsi fuorviare dai pregiudizi, essere umili intellettualmente significa anche riconoscere di avere alcuni di questi pregiudizi: è proprio quanto rivela di sé la scrittrice nel momento in cui, ripercorrendo le tappe del suo percorso di ricerca, si rende conto di quanto sia stata per lei determinante la presenza della figlia Anna che, priva di sovrastrutture ideologiche e idee preconcette, le ha svelato il motivo per cui i genitori l’avevano lasciata a villa Borghese e non nei pressi di un brefotrofio o di una chiesa, e per di più senza l’indicazione della sua identità, resa nota solo in un secondo momento tramite la lettera al quotidiano L’Unità. Il gesto, volutamente fuori dagli schemi, mostra, infatti, non una scelta poco chiara di due persone che, a causa della loro scarsa istruzione, non vengono ritenute inizialmente dalla scrittrice, capaci di scelte accuratamente ponderate ma, agli occhi della figlia Anna, un progetto lucido e consapevole di tutela della bambina, che diventa non una tra tanti ma la bambina di cui tutti i giornali parlano. La scelta si pone inoltre come denuncia di carattere politico tramite la quale i genitori della bambina mostrano al paese la sua condizione di arretratezza e povertà intellettuale che impedisce a due persone nella loro condizione di avere un futuro. Il romanzo parte, infatti, da una vicenda biografica e reale che appare alla professoressa Maria Grazia Tomaselli come un dato che accomuna la produzione di molteplici autori contemporanei, che sembrano esprimere un vero e proprio bisogno di raccontare storie che partano dalla realtà, come si può notare dalle narrazioni proposte dai candidati del 2023 al Premio Strega. Il motivo per cui ciò accade, secondo Maria Grazia Calandrone, risiede nel desiderio, da parte di una società in cui le informazioni sono spesso alterate e false, di trovare dei punti di riferimento sicuri da cui partire per la ricerca della propria verità. Lasciar parlare le cose produce, ancora, nel romanzo, quel rapporto tra macrostoria e microstoria che illumina entrambe. Le vicende sono infatti narrate sullo sfondo, che non è affatto solo tale, come osserva Luisa Mirone, di un’Italia culturalmente arretrata, all’interno della quale la vicenda dei due protagonisti del romanzo, Lucia e Giuseppe, non ha diritto di esistere in quanto contraria alla morale del tempo, una condizione che la scrittrice ravvisa tutt’ora sia in alcune realtà più periferiche sia in realtà legate a culture di provenienza diverse. Questa permanenza delle situazioni è fondamentale perché lega i personaggi di ieri e di oggi e permette l’immedesimazione dei lettori nella storia ampliandone i confini temporali e il significato. Per questo stesso motivo è possibile leggere il libro, come ipotizza la professoressa Giansanti, e conferma l’autrice, anche quale atto di denuncia nei confronti di una società, quella degli anni sessanta come quella odierna, in cui la discriminazione tra i cittadini dello stesso Paese, provenienti da realtà territoriali e culturali diverse, allora, e uomini provenienti da paesi economicamente in difficoltà, oggi, è molto profonda e comporta un’eguale emarginazione, che produce dolore e tragedie, oggi come allora. Questa continuità, come sottolinea Annalisa Nacinovich, vicepresidente Adi-sd, mette in luce un aspetto fondamentale della letteratura, la sua capacità di affrontare il rimosso, elemento che potrebbe indurre, tra l’altro, i lettori più giovani a trovare un senso a quanto si legge e si studia. Proprio questa prospettiva viene accolta da Maria Grazia Calandrone che si dichiara sicura che la letteratura sia proprio indirizzata ai ragazzi che bisogna sollecitare trovando degli agganci con la loro vita, mostrando loro come la letteratura si faccia portavoce di ciò che nella società spesso viene bandito.

E’ infatti ai giovani che la scrittrice si rivolge con la sua attività di ambasciatrice della poesia che esercita attraverso l’associazione Piccoli maestri, una realtà culturale che diffonde la conoscenza di opere in prosa e poesia dalle elementari all’Università per promuovere il piacere della lettura. A questo proposito, l’autrice, in risposta ad una sollecitazione della professoressa Mirone, si dichiara contraria alla presentazione, precedente alla lettura, dei così detti strumenti per l’analisi del testo poetico ritenendoli controproducenti per conquistare i giovani all’amore per la poesia e ritiene che la loro acquisizione possa dare egualmente i suoi frutti in un secondo momento quando questo legame con il testo poetico sia già nato spontaneamente attraverso la lettura ad alta voce. Ancora una volta, dunque, un invito a metterci in ascolto delle cose, delle parole.

Maria Leonardi

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

Scritture, scrittrici, scrittori

Costruzione, pratica, studio della scrittura

Si ricorda che è ormai prossimo l’inizio del secondo segmento del corso di formazione, proposto da ADI-SD Catania, “Scritture, scrittrici, scrittori”. Di seguito gli incontri di gennaio:

17 gennaio

(ore 17:30-19:30)

Maria Grazia Calandrone

Dove non mi hai portata

Dialogheranno con Maria Grazia Calandrone1, autrice del testo Dove non mi hai portata, Annalisa Nacinovich (Vicepresidente ADI-SD), Luisa Mirone (referente ADI-SD Sicilia), Maria Rita Giansanti (docente del Liceo “ E. Majorana” di San Giovanni La Punta), Maria Grazia Tomaselli (docente del Liceo “C. Marchesi” di Mascalucia), Ilaria Di Pietra (docente del Liceo “Gulli e Pennisi” di Acireale). L’incontro, come già indicato, si svolgerà online su piattaforma Zoom ADI-SD (registrazione, se si è già effettuata iscrizione su S.O.F.I.A., al link indicato in locandina).

19 gennaio

(ore 15:30-18:30)

Alberto Casadei

La suprema inchiesta

Il Liceo “N. Spedalieri” di Catania ospiterà l’incontro con Alberto Casadei2, docente di Letteratura italiana all’Università di Pisa e autore per il Saggiatore del “giallo filosofico” La suprema inchiesta. Dialogheranno con l’autore e studioso Andrea Manganaro (docente di Letteratura italiana all’Università di Catania e Presidente ADI-SD) e Maria Teresa Rizzo (docente del Liceo “E. Majorana” di San Giovanni La Punta).

Pubblicato in Corsi di formazione, News | Lascia un commento

Letteratura, editoria e risorse digitali: il caso Pirandello

L’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Luigi Pirandello è stata al centro di due giorni di studi e formazione che hanno visto, ancora una volta, operare sinergicamente il mondo dell’università e della scuola. “Letteratura, editoria e risorse digitali: il caso Pirandello” è, infatti, il tema del primo dei due segmenti in cui è stato articolato il corso di formazione “Scritture, scrittrici, scrittori”, realizzato, presso il Monastero dei Benedettini, da ADI-SD Catania in collaborazione con il DISUM dell’Università di Catania.

Ad aprire i lavori di lunedì  4 dicembre, dopo i saluti di rito della referente per Catania e Sicilia, Luisa Mirone, è stato l’intervento di Elisabetta Risari1, senior editor degli Oscar Mondadori, che ha presentato gli aspetti distintivi delle tre tipologie editoriali in cui si articola il progetto dell’Edizionale Nazionale dell’opera di Pirandello: una versione cartacea pensata per gli addetti ai lavori, le librerie e le biblioteche; l’edizione digitale, che offre degli inediti spunti didattici e di approfondimento che saranno successivamente illustrati; i volumi della collana degli Oscar Mondadori, nati dalla confluenza degli studi di numerosi accademici ma destinati a quello che si può definire un pubblico generalista. Dall’aprile del’65, infatti, quando hanno visto la luce per la prima volta, gli Oscar sono tascabili, dinamici, economici: hanno lo stesso prezzo di un biglietto del cinema, a cui fanno riferimento anche nel nome, e sono presentati come un intrattenimento alto e letterario. Scommettere, quindi, su una nuova edizione delle opere di Pirandello nel formato degli Oscar ha significato cogliere la modernità di questo classico e presentarne delle curatele intriganti e briose, nate da un dialogo con il mondo accademico e scientifico estremamente interessante negli esiti e destinato a perdurare in altre iniziative.

Le potenzialità, in special modo didattiche, del progetto di digitalizzazione dell’opera omnia di Pirandello, che ha visto lavorare fianco a fianco informatici e letterati, sono state illustrate, a seguire, da Milena Giuffrida2, membro dell’equipe dell’edizione digital. Lungi dall’essere un mero spazio di archiviazione o di lettura, il portale (www.pirandellonazionale.it) si presenta come un luogo virtuale di ricerca attiva e dinamica, dove è possibile reperire e confrontare una infinità di risorse e di materiali anche rari (epistole e manoscritti, ad esempio). La novità più interessante è rappresentata dalla “hyperedizione”, una sorta di edizione potenziata che permette di leggere il testo sfruttandone l’ipertestualità: è quindi possibile, ad esempio, fra le altre cose, selezionare o creare dei percorsi didattici visualizzando per ogni singola opera la riproduzione digitale ed animata dei manoscritti, la sinossi delle diverse edizioni disponibili, un vocabolario e altre risorse didattiche associate al testo (audioletture, l’incipit di film e spezzoni di rappresentazioni teatrali). Uno strumento assai utile è costituito anche dal commento cliccabile, che fornisce delle informazioni sui personaggi, fittizi o reali che siano. Oltre ad un’edizione statica, quindi, è possibile consultare liberamente anche una edizione dinamica, che permette di abbracciare sinotticamente le varianti delle singole redazioni e di ricostruire così la genesi e i processi di modificazione dei testi da parte dell’autore.

Le riflessioni di martedì 5 dicembre sono state affidate ad Antonio Sichera3, docente di Letteratura Italiana Contemporanea, Ermeneutica e Storia, teoria e pratica dei vocabolari letterari digitali nel Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania e ad Antonio Di Silvestro4, docente presso i corsi di Laurea triennale e magistrale del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. Direttori entrambi  della già citata Edizione Digitale dell’Opera Omnia di Luigi Pirandello, nell’ambito di questo progetto hanno curato, fra le altre cose, le edizioni critiche dei manoscritti dell’Enrico IV e del Fu Mattia Pascal.

 “Poiché le esigenze e le domande dei lettori di oggi sono diverse – avverte il prof. Sichera – abbiamo bisogno di un nuovo Mattia”. Perciò innanzitutto è stato necessario effettuare delle verifiche di tipo filologico per ricostruire il testo autentico, licenziato dall’autore per l’edizione Bemporad del 1921: è stato così possibile presentare un Mattia diverso, restaurato, grazie ad un’attenzione costante al testo e ad un rigoroso lavoro filologico.  Ad una postfazione, costituita da un originale quanto inatteso dialogo fra lo stesso prof. Sichera e alcuni personaggi del romanzo, fra cui proprio Mattia Pascal, viene affidato il compito di spiegare gli elementi dell’ipotesi interpretativa del testo: è qui che viene messa in luce, ad esempio, l’importanza di don Eligio, un personaggio a torto sottovalutato ma che rappresenta il vero motore del romanzo, giacché, spingendo Mattia alla scrittura, lo porta a liberarsi catarticamente delle fatiche della vita per “rigettarsi nel cuore del mondo” e ci fornisce una chiave di lettura contemporanea dell’opera.

Le vicende filologiche del manoscritto del Fu Mattia Pascal vengono ripercorse dal prof. Di Silvestro, che insiste sulla stretta correlazione esistente fra ricostruzione del testo e interpretazione, ma anche sulla difficoltà di compendiare la necessaria precisione scientifica con le caratteristiche di diffusione destinata al grande pubblico, prevista dalla formula degli Oscar. Il lavoro filologico ha permesso, ad esempio, di appurare che il Fu Mattia Pascal aveva acquistato già nel 1904 la sua forma piena: ciò permette di anticipare la data di stesura dell’opera rispetto all’elaborazione del saggio L’umorismo e getta una nuova luce sul rapporto fra i due testi ribaltandone la prospettiva.

La pubblicazione e la fruizione, in modo assolutamente gratuito, del manoscritto del romanzo, unitamente alle tecniche di restauro digitale, che permettono di recuperare la scrittura cancellata, costituiscono una preziosa occasione per studenti, cultori, appassionati e studiosi, di entrare nell’officina dello scrittore e cogliere le fasi della sua elaborazione creativa, corroborando il valore che le digital humanities possono assumere non solo nella ricerca scientifica ma anche nella prassi didattica.

Maria Rosaria Strazzeri


[1] https://traduzione-editoria.fusp.it/docenti/elisabetta-risari_155.html

[2] https://www.disum.unict.it/corsi/l-20/docenti/milena.giuffrida

[3] https://www.disum.unict.it/docenti/antonino.sichera

[4] https://www.disum.unict.it/docenti/antonio.disilvestro

Pubblicato in Corsi di formazione, News, Senza categoria | Lascia un commento

Scritture, scrittrici, scrittori

Si comunica che il termine per l’iscrizione al corso di formazione Scritture, scrittrici, scrittori sulla Piattaforma S.O.F.I.A. è stato prorogato al 3/12/2023.

Link alla pagina dedicata: https://adisdsicilia.wordpress.com/scritture-scrittrici-scrittori/

Pubblicato in Senza categoria | Lascia un commento

Docenti che leggono romanzi

Si è concluso venerdì 24 novembre il corso di formazione, Docenti che leggono romanzi, proposto, in occasione della Giornata della Letteratura 2023, da Adi-Sd Catania con il contributo del Centro per il libro e la lettura (CEPELL)1 e la collaborazione dell’Associazione Buio in Sala Acting School2 e della libreria indipendente Vicolo Stretto3 di Catania. Articolato in due segmenti, Leggere ad alta voce e Leggere in libreria, in linea con la proposta formativa di ADI-SD nazionale e in continuità con un percorso, già iniziato qualche anno fa, di laboratori di lettura per docenti e studenti, il più recente dei quali, Letture ad alta voce per giovani adulti, tenuto dalle docenti Simona Noto e Silvana La Pinta, il corso ha voluto fornire ai docenti in formazione un’occasione di riflessione professionale nell’ottica della ricerca-azione e gli strumenti essenziali, teorici e didattici, per la progettazione di percorsi laboratoriali e collaborativi centrati sulla pratica didattica della lettura espressiva ad alta voce.

Leggere ad alta voce

Il diritto di leggere ad alta voce. Perché leggere a voce alta? “Per la meraviglia. Le parole pronunciate si mettevano ad insistere al di fuori di me, vivevano veramente”. (D. Pennac 2010)

La lettura ad alta voce condivisa, straordinario «strumento di democrazia cognitiva»4, secondo F. Batini, è oggetto, ormai, di numerosi progetti di ricerca sperimentale, promossi da CEPELL e da diverse università italiane. Efficace strategia di contrasto alla dispersione scolastica implicita e di promozione, quindi, delle competenze trasversali, ormai note come soft skills, riveste un ruolo significativo nell’educazione linguistica e, soprattutto, letteraria. La lettura ad alta voce condivisa, associata talora alla pratica tradizionale del reading, attraverso la mediazione del docente, lettore-esperto, favorisce l’incontro diretto con il testo, la sua decodifica, l’atto stesso dell’interpretazione, che scaturisce dalla capacità propria delle lettura espressiva di far emergere la ricchezza semantica e la pluralità dei significati propri di ogni opera letteraria. Come sottolinea Paolo S. Sessa, infatti, «di fronte allo stesso testo, ogni lettore, o addirittura ogni lettura (anche dello stesso lettore), recupera attraverso la voce tratti significativi diversi e fornisce, quindi, del testo, quella che chiamiamo interpretazione. (…) Quando la voce media fra scrittura e oralità, interpreta e compie scelte, che materializza nell’atto esecutivo, lasciando filtrare alcuni significati e celandone altri. Nello stesso momento in cui un testo rivive, dunque, alcuni significati originari vengono alla luce, altri si mimetizzano, senza tuttavia mai scomparire, pronti a rivestire il ruolo di protagonisti in un’altra esperienza di lettura»5. Perché ciò accada, però, è necessario che la voce prenda corpo, che la lettura sia «un’azione vocale consapevole, organica, pregnante»6. A tal fine, gli incontri laboratoriali, Leggere Manzoni e Leggere Calvino, curati da Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi, dell’Associazione Buio in Sala Acting School, dalla Vocal Coach e performer Lara Marta Russo, con la collaborazione dei giovani allievi della scuola, hanno permesso ai docenti aderenti all’iniziativa di dotarsi degli strumenti teorici e degli espedienti tecnici (prosodia, intonazione, poggiatura, sottotesto) necessari perché la lettura ad alta voce sia al contempo lettura condivisa, espressiva e interpretativa del testo. La lettura laboratoriale e l’ascolto di passi scelti da due testi, I promessi sposi di A. Manzoni e Le città invisibili di I. Calvino, che appartengono al consolidato canone scolastico, ha consentito di sollecitare la riflessione sull’efficacia della pratica didattica della lettura ad alta voce come dispositivo, quindi, non soltanto di accesso alla comprensione del testo, ma anche come strumento interpretativo e di costruzione e ricostruzione dei diversi significati che la lettura espressiva, condivisa e plurale, genera e rende espliciti.

Leggere Svevo in una in libreria indipendente

Il terzo e ultimo incontro del corso, Leggere Svevo in una libreria indipendente, pensato come ideale completamento delle iniziative nazionali Adi-sd dedicate alla celebrazione del centenario dalla pubblicazione del primo romanzo moderno della letteratura italiana, La coscienza di Zeno di I. Svevo, è stato ospitato dalla Libreria Vicolo Stretto7 di Catania, ex storica Legatoria Romeo Prampolini, rilevata con coraggio nel 2019 dalle libraie Maria Carmela e Angelica Sciacca. I libri, come osservato da Luisa Mirone, referente Adi-Sd Sicilia, costituiscono il nucleo della professione intellettuale dei docenti, così come le librerie ne costituiscono il luogo di aggregazione naturale. Non a caso, ha voluto sottolineare Maria Carmela Sciacca, «le librerie sono indissolubilmente legate alla scuola, e i librai, come i docenti, lungi dall’essere figure mitologiche, devono essere agenti educativi e culturali, pronti ad accogliere le sfide del territorio e della società». L’ex Legatoria Prampolini, situata nel centro storico di Catania, in una posizione respingente e favorevole al tempo stesso, nel cuore del complesso quartiere di San Cristoforo e vicina a tre fondamentali presidi culturali catanesi, il Dipartimento di Scienze Umanistiche e i licei “E. Boggio Lera” e “N. Spedalieri”, distinguendosi tra le poche librerie indipendenti8 della città, rappresenta, in qualche modo, il senso stesso dell’impegno e delle sfide culturali, civili e, in senso lato, politiche, nel territorio e nelle scuole, dei docenti. Custodire il fuoco di 129 anni di storia e non adorare le ceneri, questa la sfida delle sorelle Sciacca. Fare della libreria Vicolo Stretto un luogo non conservativo ma di confine, agente, contributivo e aperto alla cittadinanza, capace di difendere il valore dell’indipendenza culturale e intellettuale dalla pervasività della grande distribuzione.

L’incontro, conclusosi con l’invito alla lettura dei testi Racconti di sonno e morte di I. Svevo e I morti di J. Joyce, è stato occasione di convivialità ritrovata, di confronto sul senso stesso della professione docente e sul dialogo necessario con gli agenti culturali del territorio in cui si è chiamati a operare.

Francesca Macro

  1. https://cepell.it/ ↩︎
  2. https://www.buioinsala.it/ ↩︎
  3. https://www.libreriavicolostretto.it/ ↩︎
  4. https://www.corriere.it/scuola/medie/23_novembre_17/lettura-ad-alta-voce-fa-bene-salute-bambini-ma-anche-ragazzi-3bbc31ce-83cb-11ee-bc7b-5eeb909484a1_amp.html
    Paolo S. Sessa, La lettura, il corpo, la voce. Fondamenti linguistici e neurali della lettura ad alta voce, Giovanni Fioriti Editore, 2018. È possibile leggere un estratto del primo capitolo, Il recupero dell’oralità, al link https://laletteraturaenoi.it/2018/09/17/la-lettura-ad-alta-voce-il-recupero-delloralita/. ↩︎
  5. Ibid. ↩︎
  6. https://alleyoop.ilsole24ore.com/2021/04/05/tu-sorelle-sciacca-libraie-salvano-pezzi-storia-catania/. ↩︎
  7.  https://laletteraturaenoi.it/2020/03/06/inchiesta-librerie-indipendenti-librerie-prampolini-e-vicolo-stretto-catania/
    ↩︎
Pubblicato in Corsi di formazione, News, Senza categoria | Lascia un commento

PROPOSTA FORMATIVA ADI-SD CATANIA 2023-2024

PER LEGGERE, PER SCRIVERE, PER STUDIARE, PER INSEGNARE

*Il corso “Docenti che leggono romanzi” è destinato ESCLUSIVAMENTE alle socie e ai soci ADI-SD che risultino iscritti per il 2023 o che si iscrivono per il 2024.

Pubblicato in Corsi di formazione | Lascia un commento

Docenti che leggono romanzi

Incontri di lettura condivisa con il contributo di CEPELL

Dal 15 ottobre 2023 e fino al 15 novembre 2023 sarà possibile iscriversi tramite piattaforma S.O.F.I.A. (ID SOFIA 87926 ED 129892) al corso di formazione “Docenti che leggono romanzi: incontri di lettura condivisa”. Il corso è destinato alle socie e ai soci ADI-SD che risultino iscritti per il 2023 o che si iscrivono per il 2024. Gli incontri, realizzati da ADI-SD Catania con il contributo di CEPELL (Centro per il libro e la lettura), saranno articolati come segue:

LEGGERE AD ALTA VOCE

  • 15 novembre 2023 – ore 15.30-18.30 – Leggere Manzoni
  • 22 novembre 2023 – ore 15.30-18.30 – Leggere Calvino

I primi due incontri di natura laboratoriale, saranno tenuti dagli attori Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi presso la sede della loro scuola di formazione, la Buio In Sala Acting School (via G.B. De La Salle, 12 Catania) e saranno indirizzati alla acquisizione di tecniche di lettura ad alta voce su testi di Manzoni e di Calvino, nella ricorrenza dei 150 anni dalla morte del primo e dei 100 anni dalla nascita del secondo.

LEGGERE IN LIBRERIA

  • 24 novembre 2023 – 17.00-20.00 – Leggere Svevo in una libreria indipendente

L’incontro conclusivo, di natura seminariale e conviviale, sarà tenuto dalle libraie Maria Carmela e Angelica Sciacca presso la Legatoria Prampolini (via Vittorio Emanuele II, 333 Catania). Sarà l’occasione per conoscere le vicende della ex Legatoria, una realtà importante nella storia della città di Catania, le dinamiche e il valore di una libreria indipendente e il dialogo con l’editoria.

Per la natura particolare degli incontri, allo scopo di pianificare al meglio la ricezione dei e delle partecipanti, SARA’ NECESSARIO CONFERMARE LA PROPRIA ADESIONE TRAMITE MODULO GOOGLE, DA RICHIEDERSI PRESSO adisdcatania@gmail.com anche una volta effettuata l’iscrizione su piattaforma S.O.F.I.A.

Piattaforma S.O.F.I.A.

https://sofia.istruzione.it/

Pubblicato in Corsi di formazione, News | Lascia un commento

LIBRIMONDO: I LABORATORI DI LETTURA

Giorno 24 maggio 2021 presso il Liceo Boggio Lera, in un clima di ritrovata serenità e di relazione autentica, si sono svolti i laboratori di lettura conclusivi del progetto di formazione Librimondo, a cura delle associazioni Neon e Buio in sala . Negli spazi aperti e liberatori dei cortili interni, Monica Felloni e Piero Ristagno, Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi hanno guidato con maestria e passione docenti, studenti e studentesse alla riscoperta della voce e del gesto, quando voce e gesto incontrano le parole dei grandi scrittori. La lettura ad alta voce, così caldamente incoraggiata dal CEPELL (partner anche quest’anno di ADI SD), è stata la grande protagonista. I testi sono stati tratti dalle opere degli autori affrontati nel percorso formativo “Librimondo” (Dante, Verga, Fenoglio, Montale, Volponi). Un’esperienza di incontro oltre i ruoli codificati e i vincoli imposti dai tempi contingentati della scuola (resi quest’anno oltremodo asfissianti dal persistere dell’emergenza sanitaria), che ha aperto una breccia verso itinerari nella letteratura e nella didattica ancora in larga parte inesplorati e seducenti, lungo i quali docenti e discenti possano ritrovarsi alleati.

Pubblicato in Corsi di formazione | Lascia un commento

Vita tra i banchi: a scuola con Giovanni Verga

E’ stato pubblicato, a cura di Luisa Mirone, il libro di Bonanno editore con i contributi di italianisti come Romano Luperini e Andrea Manganaro che hanno sostenuto fortemente l’iniziativa, e proposte didattiche di diversi soci Adi-sd tra cui, oltre alla curatrice, Alberto Bertino, Gabriele Cingolani, Rita Giansanti e Maria Teresa Rizzo, Elisa Maugeri e Maria Leonardi, Roberta Maugeri e Davide Italia, Salvatore Valastro.

Vita tra i banchi: a scuola con Giovanni Verga nasce con uno scopo preciso, in linea con gli orientamenti più lungimiranti e consapevoli della critica contemporanea: sdoganare lo scrittore siciliano da quelle letture in chiave regionalistica, sociologica o asfitticamente canonica che lo hanno lungamente condannato a una immeritata impopolarità tra gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. I contributi teorici e didattici presenti nel volume indagano l’opera verghiana come terreno ricco di risorse ancora in parte inesplorate, ripensandola in vista del conseguimento di finalità didattiche più durevoli dell’ossequio esteriore al canone: le risposte alle cosiddette domande di senso, la formulazione di ipotesi esistenziali, la riqualificazione degli strumenti di analisi e di interpretazione dei dati fattuali e testuali. Il volume coniuga le proposte operative con l’elaborazione teorica, imprimendo alla didattica la curvatura della ricerca-azione e sottraendola per questa via alla sperimentazione sbrigliata come alla ripetizione di schemi usurati.

dalla quarta di copertina

Vita tra i banchi: a scuola con Giovanni Verga può essere acquistato, facendone richiesta, in qualsiasi libreria oppure online sul sito https:www.gebonanno.com/product/vita-tra-i-banchi/

Pubblicato in News | Contrassegnato , , , | Lascia un commento

I LIBRIMONDO: LETTURE DISLOCATE

Questa galleria contiene 1 immagine.

I LIBRIMONDO: LETTURE DISLOCATE Incontri di formazione online e in presenza a cura di ADI-SD. Rete di Catania, Pinerolo, Pisa, Recanati con il contributo del CEPELL (centro per il libro e la lettura) Scuola capofila: Liceo F. Buonarroti

Altre gallerie | Lascia un commento

Congressi telematici ADI e ADI-sd del 17 e 21 Settembre 2020

Convegno telematico del 17 Settembre

a cura dell’ ADI

L’italianistica nell’ emergenza della didattica e della ricerca

https://www.italianisti.it/italianistica/convegni-e-seminari/l-italianistica-nell-emergenza-della-didattica-e-della-ricerca

Convegno telematico del 21 Settembre

Didattica a distanza: esperienze, interrogativi, prospettive

a cura dell’ ADI-sd

Il giorno 21 settembre si terrà, in modalità telematica, il convegno organizzato dall’ADI-sd rivolto prioritariamente ai docenti di scuola secondo le modalità illustrate nella locandina allegata.

locandina_convegno-adi-sd_21_settembre_2020

Pubblicato in Corsi di formazione, Iniziative nazionali | Lascia un commento

Gesualdo Bufalino e la tradizione dell’elzeviro

www.fondazionebufalino.it/sites/default/files/articles/Locandina.jpg

Gesualdo Bufalino e la tradizione dell’elzeviro

Sabato 13 giugno 2020, ore 18.00

Diretta streaming Facebook

Presentazione del libro

Gesualdo Bufalino e la tradizione dell’elzeviro,
a cura di Nunzio Zago, Euno Edizioni/Fondazione Gesualdo Bufalino

Saluti di benvenuto
dott. Giuseppe Digiacomo, Presidente della Fondazione Gesualdo Bufalino 
prof.ssa Maria Rita Schembari, Sindaco del Comune di Comiso

Presenta il libro
il prof. Gino Ruozzi, Università di Bologna,  Presidente ADI (Associazione degli Italianisti)

Il volume raccoglie gli atti del Convegno di Studi tenutosi a Comiso il 9-10 novembre 2017. La sezione degli scritti dedicata a Bufalino si potrà trovare anche in versione digitale nella pagina del sito web della Fondazione “Bibliografie” 2016-2020. 

Pubblicato in News | Contrassegnato | Lascia un commento

CORSO DI FORMAZIONE “LETTERE IN CLASSE” ed.2019-20 – COMUNICATO ADI SD CATANIA

Si comunica che, a causa dell’emergenza sanitaria causata dal diffondersi del Covid-19, gli ultimi tre incontri previsti per il corso di formazione “Lettere in classe” – edizione 2019-20 non hanno potuto avere luogo. I/le docenti iscritti/e su piattaforma S.O.F.I.A. nonché i soci e le socie di ADI SD Catania sono stati tutti/e regolarmente informati/e via email circa le modalità di completamento da remoto e di rilascio delle attestazioni.

Per eventuali informazioni rivolgersi alla Segreteria della Sede ADI SD di Catania all’indirizzo adisdcatania@gmail.com

Pubblicato in Corsi di formazione | Lascia un commento

CORSO DI FORMAZIONE LETTERE IN CLASSE CATANIA 2019-20 a cura di ADI SD con la collaborazione di ADI, DISUM Catania e CEPELL

LOCANDINA_DEF_SOFIA_CATANIA_jpeg

Pubblicato in Corsi di formazione | Contrassegnato | Lascia un commento